Sono seduto sulla tazza
del cesso, con un’erezione fulminante che mi ha costretto a liberare il mio
animale dalle mutande, ora abbandonate contro i pantaloni appallottolati. Mi sporgo
un po’ verso destra, così da poter vedere il mio volto sforzato nello specchio.
La mia mano va su e giù, giù e su, prima piano, poi veloce e impetuosa. Aspetto
l’orgasmo con trepidazione. Nella mia mente, istantanee fulminee che non mi
danno il tempo di focalizzare e di vivere profondamente un coito ideale. Il mio
braccio affaticato si ribella facendo cozzare le vene contro la pelle, il polso
si fa deciso e implacabile nonostante tutto. Quando l’orgasmo arriverà – penso –
tutto finirà, sia per me sia per i miei poveri spermatozoi innocenti, che non
avrebbero mai immaginato di finire su un tiepido pavimento piastrellato. Penso a
te, a me, al mio membro animale che entra dentro il tuo corpo attraverso la
Fenditura. E vengo! Finalmente. Il getto vola. Io volo. Ma è già tutto finito,
come mi aspettavo fin dall’inizio. Ho ucciso altre possibili vite e ho deciso, una
volta in più, di rinunciare a un vero contatto vitale.
P. G. Boccacci