lunedì 29 luglio 2019

Oh Tzigano dall'aria triste e passionata ...

OH TZIGANO DALL'ARIA TRISTE E PASSIONATA ...
Recensione sul terzo episodio, "PITTURA" della tre-giorni su Pier Paolo Pasolini
"PPP Vita attraverso Parola/Persona/Pittura"
di Paolo Gabriel Boccacci



Nel quadro della terza edizione del Festival UniversoAssisi, luglio 2019, il Piccolo Teatro degli Instabili, fulgida realtà culturale e aggregativa di Assisi, piccola grande istituzione nel novero dei Luoghi dell’Umbria (contrapposti ai non-luoghi tristemente diffusi, su tutta la Penisola, e al di fuori), attorno ai quali gravitano menti e cuori, giovani nell’essenza, e non necessariamente secondo l’anagrafe, ha svolto un ruolo chiave nella maturazione di progetti, entrati, con tutti gli onori, nel calendario della manifestazione annuale che, più di tutte, fa uscire la Città del Santo Patrono d’Italia dal suo stato di minorità mediatico-culturale.
     E ha svolto un tale ruolo attraverso una coraggiosa programmazione, che ha previsto un ciclo di tre spettacoli, pensati da Fulvia Angeletti, gestrice del Teatro stesso, dedicati alla, tanto controversa quanto affascinante, figura di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), intellettuale e uomo veramente moderno, pur nel suo dichiarato attaccamento a valori tradizionali.

         
    Tre le inquadrature riservate al personaggio privato e pubblico che Pasolini ha incarnato, e continua a incarnare; tre le serate impregnate dello spirito poetico e umano di un artista che, di poesia visiva e concettuale, ha vestito la sua esistenza, con una tale coerenza e acutezza da risultare, ancora oggi, un esempio di “homo renovatus” (e non di “homo novus”, come diversi lo avevano, semplicisticamente, etichettato negli anni Sessanta), che vive il proprio tempo, ma che sogna un passato futuribile.
   
     I
l presupposto dal quale parte la tre-giorni (21, 23 e 26 Luglio) di “PPP Vita attraverso Parola/Persona/Pittura” è il profondo legame che l’intellettuale bolognese, di ascendenza friulana (da parte di madre), ebbe con la città di Assisi, soprattutto nel periodo della realizzazione de “Il Vangelo secondo Matteo”; e a questo legame, fattivamente, è stato dedicato il primo spettacolo, incorniciato negli spazi della Rocca Minore e interpretato dall’attore Lino Musella.
     Le corrispondenze epistolari dell’intellettuale, da Bologna e da Casarsa, con i suoi colleghi e amici, sature di amore per la vita, hanno modellato il secondo spettacolo (del 23), organizzato in una suggestiva location nel centro storico di Assisi, denominata per l’occasione “Cortile Pasolini”, in via San Gregorio N. 4. La presenza di un’altra “guest star”, l’attrice Elena Bucci, coadiuvata dalla violoncellista canadese Julia Kent e da un coro tutto al femminile, ha dato un peso maggiore alla rievocazione.
         
    Il ciclo si è chiuso, significativamente, con una rappresentazione che ha inteso, ed è riuscita a, riprodurre l’iconico immaginario del Pasolini scrittore, ma soprattutto regista.
     22:45, esterno, notte. Dagli spalti dello Stadio degli Ulivi, il pubblico osserva, in un clima di assoluta intimità nel grande spazio, gli allievi/performers del Piccolo Teatro degli Instabili avvicendarsi, trasformarsi scena dopo scena, in un crescendo di emozioni, profuse e esibite in maniera non sensazionalistica, ma con la semplicità dei personaggi di Pasolini, rei convinti o presunti in un mondo schiacciante.
     Vengono citati, attraverso la mise en scene, “Accattone”, “Mamma Roma”, “La Ricotta” e “Uccellacci Uccellini”. La voce di Joselito, cantante bambino, che intona “Violino Tzigano”, si riavvolge su sé stessa, come in loop, mentre si alternano ragazzi di vita, prostitute e avventori di bar. La Magnani riecheggia fiera, e appassionata, nel suo stornello, e la più grande tragicommedia – la vita – diventa protagonista.
         
     Un po’ più tardi delle 22:45, esterno, notte. Il pubblico scende dagli spalti per raggiungere il campo da calcio sottostante, e, come in un rito collettivo, si avvicina fisicamente e mentalmente a un nuovo set, che vede l’attore Francesco “Bolo” Rossini interpretare Pasolini stesso. La voce di quest’ultimo, registrata, riempie la distesa erbosa, e suona tanto antica quanto familiare, a un’audience composta da “persone”, da uomini e donne accomunati dallo stesso fardello e dallo stesso bisogno d’amore e dalla stessa fame di vita.

     Per tutto il tempo, in entrambi i “set”, il pianoforte e gli effetti elettronici del compositore Ramberto Ciammarughi, orgoglio assisano, e cuore pulsante della serata, hanno trasportato gli spettatori in un mondo sonoro fatto di nostalgia, ma anche di speranza, popolato di spiriti bramosi di uscire, e di rivivere. Le suggestioni da lui create, attraverso toni a tratti delicati, a tratti drammatici, senza risultare enfatici, hanno posato sullo strato visivo, preesistente e coesistente, un ulteriore strato di magia e di tensione alla vita.
    
    Tanti i collaboratori, tanto il calore e il lavoro svolto, per dare vita a una rievocazione inedita, a un tributo onesto, a uno degli autori novecenteschi più impattanti, e intensamente partecipi del proprio tempo, e di quello futuro: come disse Alberto Moravia al funerale di PPP, “Abbiamo perso prima di tutto un poeta, e di poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro in un secolo”.

domenica 28 luglio 2019

Una discoteca labirinto 2.0, all'aperto


UNA DISCOTECA LABIRINTO 2.0, ALL'APERTO
Recensione sul concerto dei Subsonica alla Lyrick Summer Arena, Assisi
di Paolo Gabriel Boccacci



     Alla Lyrick Summer Arena di Assisi – spazio esterno, attiguo al Teatro omonimo –, il 23 Luglio 2019 si è consumata, per la gioia degli astanti, che hanno contribuito alla sua buona realizzazione, una celebrazione – tra suoni e paroledella vita e delle sue contraddizioni, che, nonostante risultino, secondo l’accezione comune, apparentemente controproducenti, in realtà fanno della vita stessa ciò che è, e deve essere: a tratti alchimia di elementi, a tratti dicotomia. Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.
     A dare, con umiltà, una tale lezione sono stati i Subsonica, in grande spolvero, attraverso la loro usuale verve, non epurata dal, pur sempre presente, impegno: canzoni che parlano di ieri, di oggi e di domani, ma lo fanno con spigliatezza, con la gioia della consapevolezza che si può cambiare: ci si può trasformare.

          I Subsonica hanno pubblicato, nell’ottobre dell’anno scorso, la loro ultima fatica, a quattro anni di distanza dalla precedente, che non aveva dato loro il successo sperato, probabilmente in ragione di una caduta di stile. E il concerto ad Assisi fa parte, in mezzo a una vasta serie di date, del tour attinente, a supporto di “8”, ottavo album di studio, nel quale la band sembra tornare alle origini, e vi riesce non malaccio.
          Il concerto, diviso in due set, dà il dovuto spazio alle nuove canzoni, ma, con ancora più coerenza, concettuale e temporale, Samuel & Co si riallacciano al loro lavoro più rappresentativo, “Microchip Emozionale” del ’99, che ha permesso loro, venti anni orsono, di entrare sottopelle in una fetta di pubblico italiano, che sente ancora cari, nel proprio cuore, brani immortali come “Tutti i miei sbagli” (in realtà portato a Sanremo nel 2000, scritto proprio per quell’occasione, ed edito nella seconda stampa dell’album), “Colpo di pistola”, “Aurora sogna” e “Disco labirinto” (che, “back in the day”, vedeva coinvolti i buoni vecchi Bluvertigo, altra realtà italiana illustre negli anni Novanta).
          Il concerto inizia alle 22:15 circa, leggermente in ritardo sull’orario fissato, ma poco male: Samuel (voce), Max (chitarra), Vicio (basso), Boosta (tastiere), Ninja (batteria) fanno il loro ingresso trionfale e subito fanno saltare il pubblico con 1) “Bottiglie Rotte”, 2) “Disco Labirinto”, 3) “Up Patriots to Arms” (classicone di Mr. Franco Battiato). Bastano queste tre canzoni per immergere il pubblico, già a questo predisposto, nell’“universo Subsonica”.
     Il calore è palpabile, si canta a squarciagola, e non ci si ferma quasi mai, se non per ascoltare alcune introduzioni, di Samuel, ai pezzi più accorati.
          Il primo set si chiude con “L’incredibile performance di un uomo morto” (in cui non viene coinvolto nessun uomo morto che dà la sua incredibile performance), un lento che vira verso lo struggente; una breve pausa e poi si ricomincia, con la band che continua, intelligentemente, ad alternare brani “vecchi” e nuovi. Il bis è costituito dalla sopracitata “Tutti i miei sbagli” e da “Strade”. Per tutto il concerto, la presenza delle proiezioni su schermo, e le luci, rappresentano una scelta importante, tanto che, nel finale di “Strade”, la parola del titolo, a livello visivo, crea volutamente un’ambiguità, con l’anagrammaDestra”.
    
     Un concentrato di divertimento, uno sfogo collettivo: questa l’esibizione della band torinese, sotto il cielo di Assisi, città fin troppo obbediente a certi preconcetti e a una certa indolenza durante il suo canonico corso, che, per fortuna, ogni tanto viene interrotto da manifestazioni di gioia, e segnali di vita (cit.). I Subsonica stessi parlano della disobbedienza come modo principe per il cambiamento. E forse anche Assisi può scuotere via la polvere. Come direbbe Galilei: “Eppur si muove!”.