UNA DISCOTECA LABIRINTO 2.0, ALL'APERTO
Recensione sul concerto dei Subsonica alla Lyrick Summer Arena, Assisi
Recensione sul concerto dei Subsonica alla Lyrick Summer Arena, Assisi
di Paolo Gabriel Boccacci
Alla Lyrick Summer Arena di Assisi – spazio esterno, attiguo al Teatro omonimo –, il 23 Luglio 2019 si è consumata, per la gioia degli astanti, che hanno contribuito alla sua buona realizzazione, una celebrazione – tra suoni e parole – della vita e delle sue contraddizioni, che, nonostante risultino, secondo l’accezione comune, apparentemente controproducenti, in realtà fanno della vita stessa ciò che è, e deve essere: a tratti alchimia di elementi, a tratti dicotomia. Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.
A dare, con umiltà, una tale lezione sono stati i Subsonica, in grande spolvero, attraverso la loro usuale verve, non epurata dal, pur sempre presente, impegno: canzoni che parlano di ieri, di oggi e di domani, ma lo fanno con spigliatezza, con la gioia della consapevolezza che si può cambiare: ci si può trasformare.
I Subsonica hanno pubblicato, nell’ottobre
dell’anno scorso, la loro ultima fatica, a quattro anni di
distanza dalla precedente, che non aveva dato loro il successo sperato,
probabilmente in ragione di una caduta di stile. E il concerto ad Assisi fa
parte, in mezzo a una vasta serie di date, del tour attinente, a
supporto di “8”, ottavo album di studio, nel quale la band
sembra tornare alle origini, e vi riesce non malaccio.
Il concerto, diviso in due set, dà
il dovuto spazio alle nuove canzoni, ma, con ancora più coerenza,
concettuale e temporale, Samuel & Co si riallacciano al loro lavoro
più rappresentativo, “Microchip Emozionale” del ’99, che ha
permesso loro, venti anni orsono, di entrare sottopelle in una fetta di
pubblico italiano, che sente ancora cari, nel proprio cuore, brani immortali
come “Tutti i miei sbagli” (in realtà portato a Sanremo nel 2000,
scritto proprio per quell’occasione, ed edito nella seconda stampa
dell’album), “Colpo di pistola”, “Aurora sogna” e “Disco
labirinto” (che, “back in the day”, vedeva coinvolti i buoni vecchi Bluvertigo,
altra realtà italiana illustre negli anni Novanta).
Il concerto inizia alle 22:15 circa,
leggermente in ritardo sull’orario fissato, ma poco male: Samuel (voce),
Max (chitarra), Vicio (basso), Boosta (tastiere), Ninja
(batteria) fanno il loro ingresso trionfale e subito fanno saltare il pubblico
con 1) “Bottiglie Rotte”, 2) “Disco Labirinto”, 3) “Up
Patriots to Arms” (classicone di Mr. Franco Battiato). Bastano
queste tre canzoni per immergere il pubblico, già a questo predisposto, nell’“universo
Subsonica”.
Il calore è palpabile, si canta a squarciagola, e non ci si ferma quasi mai, se non per ascoltare alcune introduzioni, di Samuel, ai pezzi più accorati.
Il calore è palpabile, si canta a squarciagola, e non ci si ferma quasi mai, se non per ascoltare alcune introduzioni, di Samuel, ai pezzi più accorati.
Il primo set si chiude con “L’incredibile
performance di un uomo morto” (in cui non viene coinvolto nessun uomo morto
che dà la sua incredibile performance), un lento che vira verso lo
struggente; una breve pausa e poi si ricomincia, con la band che continua,
intelligentemente, ad alternare brani “vecchi” e nuovi. Il bis è
costituito dalla sopracitata “Tutti i miei sbagli” e da “Strade”.
Per tutto il concerto, la presenza delle proiezioni su schermo, e le luci,
rappresentano una scelta importante, tanto che, nel finale di “Strade”,
la parola del titolo, a livello visivo, crea volutamente un’ambiguità,
con l’anagramma “Destra”.
Un concentrato di divertimento, uno sfogo collettivo: questa l’esibizione della band torinese, sotto il cielo di Assisi, città fin troppo obbediente a certi preconcetti e a una certa indolenza durante il suo canonico corso, che, per fortuna, ogni tanto viene interrotto da manifestazioni di gioia, e segnali di vita (cit.). I Subsonica stessi parlano della disobbedienza come modo principe per il cambiamento. E forse anche Assisi può scuotere via la polvere. Come direbbe Galilei: “Eppur si muove!”.
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