I miei sogni popolati dai tuoi occhi,
prima piccoli, poi giganti,
sono incubi ad occhi aperti,
quando di spalle tu non mi vedi
ma mi tieni nella tua ombra,
così ignara di essermi cara.
Mi conosci come piccolo uomo,
che cerca il tuo sguardo nella folla,
la quale a sua volta ti vede come piccola donna
in spazi aperti e chiusi, di tutti e di nessuno,
ma non sono solo questo, e non lo sei nemmeno tu:
non possiamo ignorarci in questo mare.
Come un cavaliere crociato,
la cui unica croce sulle spalle
è la vita stessa,
l’unica missione ancora la vita,
io, cellula di un programma più alto,
di un contratto che non ho firmato …
Mi sono flagellato su vie impervie,
più facili da gestire delle piazze,
dove bocche lacerate gridano,
in preda a un delirante desiderio di Dio,
di un capo che faccia lor gustare
il vero essenziale sapore della libertà.
Mi sono ammirato in fondali angusti,
dove dolcemente inebriato,
dall’assenza di ossigeno terreno,
ero posseduto solo dal mio Narciso,
l’uomo vizioso, e creduto vero,
che è in me da quando sono nato.
Ma come per un miracolo
che non ha niente in sé di divino,
è nato l’amore per te,
unica e sola che mi fa viaggiare,
che riaccende in me, prova vivente
di ostinata fuga, la voglia di respirare.
I miei occhi rinati nei tuoi capelli,
così freschi, così spontanei,
sono fari che temono di spegnersi
quando ormai hanno scoperto la bellezza,
ma in tua presenza mi tengo il mio silenzio,
così cosciente, io, di essere inadeguato.
Ma, scrivendo, rompo le barriere
tra le nostre bocche distratte,
tra i nostri corpi indipendenti,
tra le nostre menti già affini,
e scrivendo ritrovo pace,
perché il mio amore non può spegnersi ora.
Come un cavaliere rinato,
che trova infine rifugio nel cuore
di una nobile anima,
unica testimone ancora l’anima,
io, non più involucro impolverato,
mi tuffo nei tuoi occhi e vivo.
Gli alieni non possono baciarti (Novembre 2018)
Freno prima dello schianto,
ma io, da macchina difettosa,
non riesco a fermarmi:
non son riuscito a fermarti.
Dammi una ragione
per non dire che tutto è perduto;
non mi guardi neanche più:
non ti ho guardata abbastanza?
Benché intatta, risolvi in silenzio,
il silenzio più corrotto di tutti,
quello che disintegra l’anima di un uomo:
quello che non ci si aspetta dal tuo viso gentile.
Io che vigilo sulle tue orme,
mentre ne divoro ogni brano,
che sogno un posto lontano,
dal quale sei venuta, – io – arranco.
Vorrei darmi a qualche altro sport,
far finta di non averti mai scelta tra la folla,
perché mi ricordi che sono un alieno,
e gli alieni non possono baciarti.
Sono un uomo per modo dire,
sono buffo, questo è vero,
ma non si abbandona un pagliaccio
quando smette di parlare col naso.
Io che indugio sulle tue traiettorie,
e mi chiedo se sai davvero dove vai;
che penso al quando e al dove,
e insisto che voglio vederti, io, muoio.
Alla parte che manca (Dicembre 2018)
Non puoi annullarmi,
neanche volendo,
neanche impegnandoti;
la notte scende sul mio corpo,
ma dentro sono ancora acceso
da una fiamma che minaccia di deflagrare;
non puoi annullarlo,
neanche ritardando,
neanche intestardendoti;
questo fuoco è radicato nel mio corpo,
e nessuno da fuori può spegnerlo,
per uno scherzo di un destino beffardo.
Io ti guardo, e vedo una parte di me,
vorrei fosse vero quel tuo sorriso,
vorrei che fosse una garanzia;
io anelo a te, alla parte che mi manca,
vorrei fosse facile entrare in te,
vorrei che fosse indolore;
non posso annullarlo,
neanche combattendolo,
tanto meno assecondandolo;
questa mia vita è portata all'estremo
e nessuno può portarmi all'equilibrio,
questo mio amore è destinato a non essere ricambiato.
Uno spreco (Dicembre 2018)
Destinato a morire solo
in una scatola riscaldata,
d’inverno, tra qualche anno,
avrò più anni
e ancora meno voglia di adesso,
sciatto quale sono,
e mi ricorderò di farmi un bagno
sotto la pioggia nebbiosa.
Mi ricorderò di averti chiesto
di uscire insieme un pomeriggio,
e ricorderò te che mi hai detto “È tardi,
domani sarò di nuovo a casa”,
e ricorderò di averti chiesto
“Scusa, possiamo scambiarci i numeri?”,
e la tua risposta dorata
“Mi dispiace, ma il mio ragazzo è a casa”.
La televisione è spenta ora
“Accendi la luce, sennò non vedo!”
“Domani bisogna comprare acqua e cibo per cani!”
e ricordati di annaffiare la pianta,
e ricordati di tornare per pranzo,
e ricordati di spegnere la luce,
sennò è uno spreco
“Ricordati di spegnerti!”, mi dico.
Ti amo (Aprile 2019)
La terra fugge veloce sotto i nostri piedi,
e purtroppo i grattacieli non possono incontrarsi,
il globo è dorato, e splende
come un cucchiaio pieno;
il sorriso che spalanca il tuo viso
danza da parte a parte con grazia,
poi ritorna su di me,
così beato.
Ti amo, ti amo,
ti amo, Juliette.
Contemplando la torre più alta,
senza curarmi mai dell’ora,
immagino come sarebbe
stare lassù con te;
mi sentirei così innocuo e sottile,
non così alto, ma insieme a te,
suppongo che sarei felice
di essere vivo, e questo solo per te.
Ti amo, ti amo,
ti amo, Juliette.
Mentre fisso le profondità
di un sole che splende per te,
posso solo sprofondarci
e vedere la luce attraverso di te.
Ora ritorno alla dimensione uno,
quella che talvolta tento di evitare,
per arrivare al cuore delle cose
che affollano la mia mente;
cammino da solo, ma perlomeno la speranza
interviene, quando non posso affrontare
tutte le luci finte e artificiali
che mi allontanano da te.
Ti amo, ti amo,
ti amo, Juliette.
Devo andare, l’orologio manda segnali,
mi sono state concesse queste poche righe,
appare l’alba,
purtroppo il mio tempo è scaduto;
lascio un messaggio nella segreteria
del tuo cuore, e lascio la scena,
e resterò in attesa della tua chiamata,
perché io …
Amo te, amo te,
sì, ti amo, Juliette.
Ti prego, non incolparmi (Aprile 2019)
Se devi andartene, rimani un momento,
se devi rimanere, trova un motivo per non incolparmi:
non sono il tipo d’uomo che tiene il palco,
non sono il tipo d’uomo che non invecchia mai,
non sono il tipo d’uomo che ti domerebbe,
non sono il tipo d’uomo che finirebbe per entrare
nella Hall of Fame,
non sono il tipo d’uomo che dovrebbe essere onorato,
non sono il tipo d’uomo che potrebbe essere preso in
prestito,
non sono il tipo d’uomo che ti darà grandi soddisfazioni.
Ma, ti prego, non incolparmi se non sono per niente
uomo,
vieni ora, ti prego, più vicina, e lasciami svenire
tra le tue braccia per non cadere da solo.
Se devi andartene, rimani un momento,
se devi rimanere, trova un motivo per non incolparmi:
sono solo un uomo che sente le sue forze andarsene,
sono solo un uomo che non impara mai,
sono solo un uomo che ignorerebbe tutti i contratti,
sono solo un uomo che finisce per rompere i patti,
sono solo un uomo che dovrebbe essere messo in riga,
sono solo un uomo che potrebbe far sempre tardi,
sono solo un uomo che deluderà le tue aspettative.
Ma, ti prego, non incolparmi se non sono per niente
uomo,
vieni ora, ti prego, più vicina, e lasciami svenire
tra le tue braccia per non cadere da solo.
Se devi andartene, rimani un momento,
se devi rimanere, trova un motivo per non incolparmi:
sei solo una donna ma sei tutto ciò di cui ho bisogno,
sei solo una donna ma non infanghi mai ciò in cui
credi,
sei solo una donna ma ti sacrificheresti per la tua
integrità,
sei solo una donna ma finisci per crescere d’intensità,
sei solo una donna ma va detto che sei vera,
sei solo una donna ma potresti facilmente fare tutto,
sei solo una donna ma sarai sempre una dea.
Quindi, ti prego, non incolparmi se desidero essere
donna,
vieni ora, ti prego, più vicina, e lasciati cadere
tra le mie braccia per non svenire da sola.
Il giorno in cui la troverò (Maggio 2019)
Il giorno in cui troverò
– la ragazza giusta per il mio cuore
e per il mio mondo incasinato –
non avrò bisogno di scrivere,
non riuscirò a scrivere di lei.
Il giorno in cui troverò
la donna giusta per il mio cuore
e per il mio angolo di universo,
non avrò bisogno di pensare,
non riuscirò a pensarla.
Perché il giorno in cui troverò
la creatura giusta per il mio cuore
e per il mio oceano in tempesta,
non avrò bisogno di immaginarla,
non riuscirò a sognarla.
Il giorno in cui la troverò
– lunghi capelli lisci e occhi luminosi –
è già arrivato e non posso scrivere di più,
non ho bisogno di umiliarla con parole:
non riesco a riprodurla.
Il mio sangue è il colore (Giugno 2019)
Ti credo,
ti sogno,
credo in te,
sogno in te,
ma il vomere è smussato,
nonostante il mio amore sia vero.
La mia poesia è il vomere,
incapace di tagliare,
il mio sangue è il colore
delle parole senza voce.
Foriera di tempesta (Giugno 2019)
Foriera di tempesta,
sei entrata nella mia vita,
come una luce perlacea
che si è posata per sbaglio,
per caso, nella mia stanza,
ah, la mia stanza.
Foriera di tempesta,
sei entrata nel mio cuore,
come un vento che non si cura
di chiedersi se sta soffiando
per caso, nella mia cella,
ah, la mia cella.
Foriera di tempesta,
hai fatto quello che dovevi,
come un flagello di Dio
e non so quanto importi
che tu ci abbia fatto caso o meno,
ah, noumeno.
Come posso essere speciale? (Luglio 2019)
Come posso essere speciale
se non vuoi nemmeno rispondermi,
se non vuoi nemmeno sentirmi,
se non vuoi nemmeno cercarmi?
Come posso essere speciale,
se mi stai torturando,
se mi stai giudicando,
se mi stai evitando?
Non credo in alcun dio,
quindi perché dovrei,
dimmi perché dovrei,
perché dovrei pregarti?
Come posso essere speciale,
se non riesco nemmeno a scalfirti,
se non riesco nemmeno a interessarti,
se non riesco nemmeno a trovarti?
Non credo in alcun dio,
quindi come potrei,
dimmi come potrei,
come potrei aspettarti?
Non ho il coraggio di contestarti,
non ho la forza di reagirti,
ma almeno dimmi perché,
dimmi almeno perché,
perché devo languire?
Equivoca virtù (Luglio 2019)
Tieni, ti prego, le mie mani e credimi,
questi possono essere i soli attimi,
che ci resta di usare, per dirci e farci
qualcosa per sentire, e davvero provarci
a essere due in uno, anche se può far male,
come a un atomo scisso che dell’altro si avvale
perché non può esistere da solo.
Dammi, presto, una ragione per cui
non dovrei vedere questi secoli bui,
che in realtà sono giorni e notti
che io passo a prendermi a cazzotti,
in cerca di un po’ di buonsenso,
per risvegliare dentro di me un uomo più propenso
a dimostrare di non essere eunuco.
Quando vedo i tuoi occhi che indugiano
su un dettaglio ininfluente vicino a me,
il mio spirito perde il poco vigore
che gli era rimasto per almeno sperare
di essere dedotto a occhio nudo.
E mentre gioco a nascondermi, qui
si celebra la vita che di afferrare non mi riuscì;
mentre annaspo verso una fonte di calore,
il mio cuore contro il petto esplode in rumore.
E mentre anche tu ti nascondi, qui
si consuma un altro dramma oggidì;
mentre qualcuno fa all’amore o canta, tu
fai del tuo triste esilio un’equivoca virtù.
Non (Agosto 2019)
Ho sognato di sdraiarmi
accanto al tuo corpo di serpente,
accanto alla tua pelle lattea,
e di vedere un mezzo sorriso
balenare in mezzo alle tue labbra,
ma forse era solo un sogno,
la forza del mio desiderio
che ha forzato la realtà:
tu non mi sogni,
non mi vuoi,
non.
Sovente (Agosto 2019)
Sovente ho sognato il monossido di carbonio,
ma non ero io a respirarlo;
sovente ho sognato Los Angeles,
ma non ero io ad andarci;
sovente ho sognato la TV,
ma non era il mio volto che lampeggiava sullo schermo;
sovente ho sognato te,
ma non era la mia bocca quella che baciavi.
Sovente, oh, sovente,
portami via da questa routine,
è da tempo che sogno di essere felice di vivere,
ma di una bugia si tratta.
Avanti, non dirmi no,
se in realtà vorresti dirmi sì,
anche tu da tempo sogni di essere felice di vivere,
e anche nel tuo caso di una bugia si tratta.
Ci dobbiamo ancora incontrare, ma non è troppo tardi,
ti prego, soddisfa te stessa,
permetti ai miei piedi di varcare la tua porta,
permetti alla mia bocca di avvicinarsi alla tua.
Sovente hai sognato il monossido di carbonio,
ed ero io che lo respiravo;
sovente hai sognato Los Angeles,
ed ero io che ci andavo;
sovente hai sognato la TV,
ed era il mio volto che lampeggiava sullo schermo;
sovente hai sognato me,
ma era un’altra bocca quella che baciavo.
E tu dici, sovente, oh, sovente,
portami via da questa routine,
è da tempo che sogno di essere contenta di vivere,
ma di una bugia si tratta
Avanti, non ti dirò no,
quindi ti tocca solo dire sì,
non sogneremo più di vivere,
freghiamocene se si tratterà pur sempre di una bugia.
Poesia al buio (Agosto 2019)
Sto scrivendo a occhi chiusi
sulla tastiera del mio computer,
qualche errore sicuraente farò
e ognuno di questi è un dono
cje vi faccio;
scrivo a occhi chiusi
ma il mio cuore è aperto,
un’operazione facile facile
su una mente così sottilmente ironica,
a volte mi perdo in congetture,
ne esco leso, o forse lo stesso du prima;
e ciononostate mi lamento
del male che ho all’inguine,
ai polsi, alle caviglie
il desiderio che sento nelle viscere,
mi sento sporco a volte perché ti voglio nel mio letto
e nnnon nella mia vita,
ma non sono solo un essere umano
con i suoi altu sentimenti,
sono un animale che si sente estraniato la maggior
parte del tempo;
mi puoi dare una pacca sulla spalla
per farmi sentire un po’ di calore umano,
l’amicizia è ciò che conta,
lo dicono gli slogan,
ma io ho bisogno di carne, e di pelle,
non ti preoccupare, non mangio,
carne e pesce sono fuori dalla mia deta,
non negarmi anche questo;
l’amore non è solo carne,
l’amore è anima,
lo so che è difficile guardare oltre questo mio volto
cosparso di imperfezioni,
ma c’è un’anima, forse un po’ ostica,
o forse troppo inseignificante,
ma può essere qualcosa di piacevole a volte da accompagnare;
dammi il tu amore, ti prego, chiunque tu sia,
non importa se vieni dalle stelle o dal posto più
remoto della campagna marchigiana,
non importa se non hai visto i miei film preferiti,
o se non hai il colore degli occhi
che faccia pensare al cielo,
amami, se ci riesci, se ti viene bene,
e se non dovesse andare bene, lasciami per un po’,
ho bisohngoo anchìio di ricordarmi che sono un animale
in mezzo ad altri milioni di animali,
che come me hanno bisogno d’amore
da vendere e da comprare con qualche sorriso
e qualche gesto,
in fondo non è così difficile;
e lo sappiamo entrambi
che se scrivo ad occhi chiusi
è perché l’amore è cieco,
e io in questo mondo sfatto
è come se fossi altrettanto;
non giudicarmi per il disfattismo che potrebbe
affliggermi,
quando mi trovo di fronte alla tua bellezza destinata
ad altri,
non voglio odiarti, né odiare chi avrà l’onore di
abbracciarti,
ma ti prego, prova a chiudere un occhio davanti alle
mie impefezioni,
quei brufoli non sono io, io sono altro,
forse migliore, frse pggiore
ma anch’io so dare amore,
quindi, cosa ti cosats tentare?
J. R.Y. (Agosto 2019)
Immagina una stanza
con dentro JFK, ECG e MTT
che parlano del destino del mondo,
e di come dovrebbe essere.
Immagina un’altra stanza
con dentro solo tanta polvere
che parla della storia del mondo,
e di come è semplicemente andata.
Immagina di poter entrare in entrambe,
ma solo una volta, e per qualche secondo
di poter cogliere con gli occhi e con le orecchie
anche solo poco di quel che succede.
Immagina, quindi, di ritornare nel limbo
dove il destino del mondo e la storia non importano,
ma ci sei tu che aspetti l’amore
e l’amore non vuole saperne di farti entrare.
E quel tipo di amore ha un nome
e un volto di donna che vorresti baciare,
quando lo vedi, ci leggi JRY
e per te di nome non ne esiste un altro.
* JFK: John Fitzgerald Kennedy
* ECG: Ernesto Che Guevara
* MTT: Mao Tze Tung
Ragazza solitaria (Novembre 2019)
Ragazza solitaria,
in una pelle solitaria,
con un vestito solitario,
parlami;
ragazza solitaria,
in una mente solitaria,
con una testa solitaria,
parlami.
Sono solo un ragazzo seduto,
non molto lontano da dove sei tu,
che non sta cercando di disturbarti,
suppongo di star disturbando me stesso;
il tuo polso è appoggiato,
le tue gambe sono incrociate
in una posa solitaria,
parlami.
Non ti chiederò di farlo,
scriverò solo su carta
il mio desiderio, la mia volontà,
non è un’imposizione;
non sei obbligata
a lasciare la tua posizione,
ma lascia che ti supplichi
come si deve.
Ragazza solitaria,
non mi sentirò solo,
donna solitaria,
non mi sentirò vuoto;
ti prego, parlami,
chiedimi l’ora,
chiedimi che umore ho,
ragazza solitaria.
Ragazza solitaria,
con un vestito solitario,
con una testa solitaria,
parlami;
ragazza solitaria,
in una pelle solitaria,
in una mente solitaria,
parlami,
parlami,
parlami …
Il senso del mio vagare (Novembre 2019)
Mi cerchi e mi trovi qui,
non hai bisogno di bussola,
ti voglio e ti amo così,
non hai bisogno di mussola,
il tuo corpo è un violino
che emana gioie e dolori,
il nostro tempo è ballerino
e non ci son garantiti onori.
Vorrei pizzicare le tue corde
per farti emergere in tutta te stessa,
la mia bocca non morde,
è più di una promessa,
c’è in ballo la mia pienezza
ma non sono stanco di naufragare,
non sei la mia salvezza,
sei il senso del mio vagare.
Ti cerco e ti trovo qui,
non ho bisogno di seguire il sole,
se mi vuoi e mi ami così,
non ci sarà bisogno di parole;
e alla luce della luna e dei falò
desidero unire il tuo bagliore,
sei la donna che so
mi potrà rendere migliore.
Due mondi distanti (Dicembre 2019)
Clima triste e implacabile,
Nick Cave su una roccia sul mare,
un furgone che corre lungo la costa,
e il cielo si squarcia sul promontorio;
io sono solo,
io sono solo un uomo
cosa vuoi che sia per te?
Dimmelo e tenterò invano di esserlo.
Forse perché abbiamo avuto sfortuna,
in riva al mare ci sentiamo distanti,
altre volte ci sentiamo nell’occhio del ciclone,
e più ci guardiamo, più il nostro abisso cresce;
e Kylie Minogue frequentava Michael Hutchence,
quando Nick la
chiamò per “Where the Wild Roses Grow”,
erano due mondi distanti che si avvicinavano,
lo siamo noi adesso su questa spiaggia.
Quella è una conchiglia e lassù è il cielo,
e tu sei la canzone che non potrò mai scrivere,
quindi mi siedo e guardo diapositive
che possano diventare materiale utile;
nella fontana c’è Anita Ekberg,
al microfono c’è Suzi Quatro,
tu sei la deflagrazione che mi ha fatto capire
che tu sei entrambe, e sei anche di più.
Ho fatto del mio meglio per tenere in vita
il tuo sorriso incerto di fronte al mio,
eri come un albero di sottile bellezza,
e il vento soffiava sulla tua corteccia;
ancora oggi guardo il parabrezza,
e ho paura di non poterti spazzare via
dal vetro che c’è tra me e il mondo,
mentre sto guidando verso Perugia.
Puoi sentire il mio cuore che respira?
Puoi sentire i miei polmoni che battono?
La macchina è spenta, le scale son ripide,
Nick Cave guarda la tv con i suoi bambini;
io sono solamente quello che vedi,
tu sei solamente tutto quello che vedo,
la porta si chiude sul mio desiderio,
il tuo corpo si apre a quello di qualcun altro.
Non mi importa (Gennaio 2020)
Ti amo, ma non importa;
non ti importa, ma ti amo:
non mi importa se ti amo,
perché forse ciò che amo
è che a te non importi,
che non ti importi di me.
Mesmerico (Febbraio 2020)
Cercando tra gli oggetti smarriti,
rovistando tra le vecchie glorie,
indagando tra i resti e i detriti,
nuotando con le dita tra le scorie …
Potresti infine trovarmi,
completamente inerme, senz’armi,
potresti infine trovarmi,
mesmerico, e decidere di salvarmi.
Amarsi è un po’ come curarsi,
non è facile, ma se almeno provassimo …
Amarsi è un po’ come avvelenarsi,
non è difficile, ma se almeno evitassimo …
Allora ci scopriremmo uguali,
mesmerici perché umani e imperfetti,
e non avremmo bisogno degli ideali,
ma solo dei nostri pregi e difetti …
E potrei infine trovarti,
e non avrai bisogno di voltarti,
potrei infine trovarti,
mesmerica, e decidere di salvarti.
Cercandoci tra i mille passanti,
rovistando tra le strade gremite,
indagando nei nudi camposanti,
potremmo trovarci come Ermes e Afrodite.
Quel tipo di amore … (Aprile 2020)
Sento svanire l’amore,
ma è proprio svanendo
che questo si rinvigorisce,
colpendomi dove fa male,
rinforzando le sue difese
e indebolendo le mie;
e mi costringe a guardarmi
allo specchio del bagno,
e mi costringe a riconoscere
il fallimento di tutti i miei propositi;
mi costringe a ricordarmi,
dello spazio vuoto nel letto.
Sì, lo sento, lo sento svanire,
ma non per questo sto male di meno;
continuo ad aver paura
di non vederti più in cento anni,
continuo ad avere il coraggio
di guardare le vecchie foto
che ti sei scattata, da sola,
e nelle quali non compaio.
È forse amore allora?
Dunque come mai svanisce?
Forse è proprio per questo che dentro
lo sento sempre più forte;
forse è perché sono solo io
a ricordarmi di aver provato qualcosa,
mentre a te non spetta una tale
“piacevole” incombenza.
Ebbene sì, il mio amore svanisce,
ma non per questo svaniscono i ricordi,
e dal momento che ho un cervello e un cuore,
che sono in fondo la stessa cosa,
lascio che i ricordi mi rammentino
che una volta ti ho amata
due volte ho sofferto,
mille volte ho provato
a immaginarmi al tuo fianco armonioso,
in sintonia con il mio,
sapendo che era tutto solo un desiderio
e un rimandare a domani.
E sì, il mio amore è svanito,
ma non sei svanita tu,
che mi perseguiti nei sogni,
e i sogni mi costringono a ricordare
che dovrei ricominciare a cercarti,
non solo nelle foto digitali che hai caricato,
e che qualche tuo amico apprezza
con un “like” o un cuore di fumo.
Ah, quanto fumo in questa vita,
eppure i miei polmoni si sforzano
di respirare aria pulita, aria buona,
cercando un qualcosa o un qualcuno
che anche solo attraverso un volto, una facciata
mi comunichi che sono nel posto giusto,
al momento giusto, e che non sono
solo un estraneo da mettere alla porta;
cercando i tuoi occhi, cercando le tue dita
che non hai mai voluto incontrassero le mie,
perché in fondo non è una gran perdita
non aver toccato un uomo come me …
Sì, un uomo come me, che continua
a domandarsi e a rispondersi da solo
su quel tipo di amore che svanisce,
ma che svanendo non lo fortifica.
Se tanto mi dà tanto (Maggio 2020)
Se tanto mi dà tanto,
potrei costruire una zattera,
qualora un giorno dovessi
rischiare il naufragio.
Se tanto mi dà tanto,
potrei costruirmi delle ali,
qualora un giorno dovesse
la terra cedermi sotto.
Se tanto mi dà tanto,
potrei costruire una frase,
qualora un giorno dovessi
farmi onorare da una lapide.
Se tanto mi dà tanto,
potrei costruirmi del senno,
qualora un giorno dovessi
tu decidere che ti piaccio.
Ma se tanto mi dà tanto,
potrei essere me stesso,
e se tanto ti dà tanto
potresti amarmi per questo.
Non fingere di non capire,
quando mi esprimo a tal modo:
ci hanno dato un recinto,
e, se tanto ci dà tanto, dovremo accettarlo.
Varco (Giugno 2020)
Ho sognato che mi amavi
nella tua stanza senza finestre né porte;
ho sognato che mi prendevi,
e, avvicinandoti, portavi le tue paure al mio petto
per sposarle alle mie.
Ho sognato che mi dicevi,
“Voliamo, saremo liberi”,
e io ti ho chiesto, “Da quale finestra?
Da quale porta?”,
e portavo le mie paure al tuo seno
per sposarle alle tue.
Mi hai risposto, “Non ne abbiamo bisogno:
piuttosto ragiona su ciò che hai
e potremo essere liberi”,
e mi hai baciato gli occhi, hai baciato le mie ali
per sentirle tue.
Ho sognato che singhiozzavo,
e il mio singhiozzo sembrava dirti,
“Le mie ali sono rimediate,
non potrò volare, non potrò essere libero
di sentirti mia”.
“Anche le mie, le vedi, tremano,
non sanno a cosa andranno incontro;
siamo formiche in questo nido d’inferno,
ma possiamo reggere il peso del cielo
e farlo nostro”.
“E se dovessi tirare troppo forte
per l’emozione di averti con me?
E se dovessi spezzarti un’ala
quando saremo intenti a decollare?”.
“Allora la rammenderò con le mie lacrime
come fossero ago e filo su un drappo;
e tu mi aiuterai con il tuo respiro
come fosse il vento su una vela”.
Ho sognato di veder aprirsi un varco
nella tua stanza senza finestre né porte;
ho sognato che mi prendevi,
e scattando, portavi il mio corpo oltre il passaggio
per unirlo per sempre al mio.
Com’è … (Luglio 2020)
Com'è dolce respirare il tedio,
e far diventare tutto questo
un triste e lieto passatempo;
com'è dolce non essere te,
così in basso da poter raschiare
il fondo del barile,
così in alto da poter rischiare
la caduta di Icaro.
Tu, donna, che ridi e piangi,
che piangi e ridi e vinci comunque,
mentre io sono spiazzato,
e tento e non tento di seguirti;
com'è dolce!
Com'è dolce ...
com'è ...
lascio tutto com'è.
Poesia per un mondo vuoto (Luglio 2020)
Questa poesia è per un mondo vuoto,
mendace, pieno di facce e di sguardi,
ché nel mio cuore non c’è alcun moto
cui altro cuore vicino si azzardi;
è una poesia certo vacua, vana,
sebbene dentro di me sappia che vale,
è una poesia alla tua sottana
tesa, ove si nasconde l’opale.
Fosse qualcosa da fissare al muro,
sarei io forse degno della tua casa?
Sappiamo che dell’utile non mi curo,
piuttosto la mia speranza sia dissuasa;
se fosse qualcosa da prender sul serio,
avrebbe impresso di certo il segno
tipico di chi ha senso e criterio,
non una supplica scema come pegno.
Questa poesia è un’onesta burla
che, come tale, merita solo scherno,
ché dietro cela sol un uomo che urla
per del bene pria di finir all’inferno;
ed è insieme monito e preghiera
che ti invoca nel mio umile tempio,
ma né incenso né fumo alla sera
incarna per te tale nobile scempio.
Che il tuo velo da altri strappato
sarà, non potrò farci nulla di niente,
certo un giorno mi sarò rassegnato,
ma per ora ho quest’atroce presente;
non sarò io a darti dolce rifugio,
ma qualcun che sia più di una promessa,
mentre io starò nel mio pigro pertugio
a scriver sulla tua imago riflessa.
Dalle scale dabbasso, alti vagiti
in una eco di infantil memoria
si alzan in forma di sogni feriti,
nella mia mente che va a vanagloria;
e cerco carponi un interruttore
che mi porti indietro di mesi – anni,
ché, per la luce di un fatuo motore,
m’illudo di trovarti senz’inganni.
E in quanto supplice, prono innanzi
al dio della voce, che è dio del canto,
che t’entri dentro e con grazia danzi
io chiedo, perché viva il tuo incanto;
disperando ho finito per odiarti,
la volpe, uguale, l’uva sul ramo,
e i miei “ah!” non son fili di sarti
che formino un degno, dolce ricamo.
E t’amo, d’estate, d’inverno,
cosa posso fare se son ‘si malfatto?
Certo non posso fidarmi in eterno
di un riflesso a cui son assuefatto;
ancor ti amo, non volermene male,
leggi nei miei occhi, ché son sincero,
e son lo scemo di sempre, tal e quale,
ma potresti dedicarmi un pensiero.
Questa poesia è per un mondo pieno,
lampante vuoto di spirito e senso,
– uno come me può ambir al tuo seno
e scriverne con o senza il consenso –;
ma capiscimi, – tutto ciò è amore,
che colpa ho se cresce a ogni ora? –
Questa poesia a chi può far onore?
Sol a colui la cui passione affiora.
Amami se puoi, anche se son poco:
uniamoci, su, in quest’unico fuoco!
Il rischio di amarci un po’ (Ottobre 2020)
I treni procedono lenti lungo le rotaie,
il fumo risuona come una nera ninnananna,
questo paese e tutti gli altri sono perduti
ma noi possiamo trovarci nell’amore.
Non chiudere la porta sul mio desiderio,
il mio cuore e il mio sangue non ti hanno mai tradita,
tutta questa gente, che conosci tu e conosco io, è
vuota
ma noi possiamo avere un senso attraverso l’amore.
La luna splende sulle nostre celle immateriali,
trincerati, quali siamo, in tutta questa tristezza,
c’è qualcosa di meglio di questa facciata
e noi dovremmo correre il rischio di amarci un po’.
In alto mare (Ottobre 2020)
Il tempo passa
e i giorni si intensificano,
i doveri chiamano
ma è a te che penso;
sono in alto mare
su una barca di carta,
potrei affogare
e non ti importa.
Giulietta Rosa Giovine (Ottobre 2020)
Giulietta Rosa Giovine, apri, dolce, il cassetto,
fa’ che lo apra, Domine, e carpisca la lettera
ove, scritte, si trovan delle parole
rivestite e colme soltanto d’amore;
Dio, quanto sto diventando melenso,
alle rime ricorrendo, all’effetto propenso.
Giulietta, così bella, poggia, dolce, lo specchio,
al mio desire si ribella il tuo cuor – e io ne muoio
giacché, scolpita in fronte, fredda, sento
una voce che mi scaccia in crescendo;
Dio, quanto sono triste e drammatico,
all’ode ricorrendo, in vittimismo pratico.
Giulietta, spezza infine queste catene,
e permettimi di amarti alla luce del sole,
non tenermi lontano dalle tue scene
e lascia che l’amore emerga dalle nostre gole;
ho aspettato e aspettato, alla porta ambita
delle tue labbra, pendendo da queste.
Giulietta, ti prego, motore della mia vita,
ascolta il mio lamento, ferma le tempeste.
Per un giorno (Ottobre 2020)
ora che abbiamo raggiunto il capolinea
di questa storia che non è mai stata,
spero che tu conservi la lettera che ti ho scritto
a spiegazione delle mie continue richieste
e delle mie pressanti lamentele
e della mia costante inadeguatezza;
spero che tu la conservi nel cassetto e nel cuore,
a testimonianza dell’amore di cui ti ho rivestita.
ora che è troppo tardi o troppo presto
per tornare indietro o andare avanti,
spero che tu conservi i dischi che ti ho regalato
a suggello di un legame segnato dalla musica
e dalla magia dei suoni che ci hanno cresciuto
e dall’impotenza di dirci altro;
spero che tu li ascolti sul tuo stereo nella tua
stanza,
e che dalle parole di Nick e Thom la tua anima sia
rivestita.
l’amore che ho provato per te non è all’imperfetto,
ma è scritto in un futuro che né io né te sappiamo,
ma probabilmente le nostre mani non sono state fatte
per incontrarsi su binari invisibili e su un cuscino
tiepido,
e io continuo a sperare che non sia così:
spero, cioè, che tu possa affacciarti alla finestra
e cercarmi in una delle finestre lontane chilometri
dalla tua,
e spero che anche tu mi consideri per un giorno tuo
possibile sposo.
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