sabato 29 settembre 2018

Nusrat Fateh Ali Khan - Mustt Mustt (1990) (Note interne al cd)




Nusrat Fateh Ali Khan è oggi riconosciuto come il più grande maestro vivente del “Qawwali” – la musica devozionale dei Sufi. Avendo popolarizzato questa bellissima e ispirata musica al di fuori delle genti musulmane presso un pubblico mondiale, egli esplora ora, per la prima volta, un intero nuovo territorio musicale.
Nelle loro performance Qawwali, Nusrat Fateh Ali Khan and Party modificano il loro stile per venire incontro al pubblico. La generazione asiatica più giovane un tempo non si prendeva la briga di ascoltare il Qawwali – li annoiava ed era ritenuto troppo lento. Loro volevano ritmi più veloci. “Ho creato il mio stile personale”, dice Nusrat, “Esploriamo il Qawwali alla luce dei tempi”.
Nusrat si è mostrato felice all’idea di sperimentare su questo album – lui lotta sempre per trovare nuove idee, nella stessa misura in cui ascolta sempre nuovi stili di musica. Questo non significa che ora si aggrapperà interamente alle tecniche moderne – album tradizionali come Shahen-Shan (RW3) e quelli registrati in Pakistan continueranno ad essere fatti.
La canzone d’apertura, “Mustt Mustt”, si avvale di vari testi devozionali riguardanti un santo particolare della tradizione Sufi, sui quali Nusrat ha poi improvvisato. D’altro canto “Tery Bina” è un pezzo romantico, basato sullo stile Qawwali, nel quale un amante dichiara: “Non riesco a vivere pacificamente senza di te neanche per un istante, mi manchi terribilmente quando sei lontana”.
Queste sono le uniche due canzoni provviste di effettivo testo; il resto è costituito da esercizi vocali classici nei quali le parole non hanno significato ma sono usate per la qualità del loro suono. Queste notazioni sono selezionate per adattarsi a particolari raga. Il termine generico per questi ultimi è Tarana, di cui esistono diversi tipi.
“La musica è un linguaggio internazionale”, dice Nusrat, sottolineando che le parole non sono necessarie per apprezzare la sua musica.
Il produttore Michael Brook precisa che loro non hanno avuto reali difficoltà comunicative. “I problemi di linguaggio ci sono, ma effettivamente hai bisogno di un vocabolario molto semplice per parlare di musica quando la stai suonando”. Egli era sorpreso dal “mutuale entusiasmo di Nusrat e di tutti i musicisti. Tutti erano eccitati – c’era davvero una collaborazione e questo è tutto ciò per cui avremmo potuto sperare …”
Strumenti provenienti da diversi continenti sono stati usati, come il grande tamburo brasiliano – il surdu, e il djembe senegalese, parallelamente al tabla indiano e all’armonium, senza contare il basso, le tastiere e l’invenzione di Michael, la “infinite guitar”. Il progetto ha messo insieme anche musicisti da diverse culture. Michael è canadese, Nusrat, Farrukh e Dildar sono pakistani, Robert Ahwai appartengono alla cultura dell’India occidentale, Darryl Johnson è di New Orleans, James Pinker è neozelandese. Come Michael precisa, “Nonostante non sia stato indolore – ha funzionato”.
“Ho davvero sperato che avremmo mostrato un lato più delicato del canto di Nusrat. Amo tutti i fuochi d’artificio e gli assoli stile heavy metal che lui fa, ma pensavo che sarebbe stato bello tirar fuori una componente più lenta e introspettiva”.
Diverse tracce sono venute fuori in modi diversi. “Fault Lines” è stata cambiata molto dopo la registrazione, con il pattern di base che è diventato una piccola parte della traccia. “Sea of Vapours” come altre tracce, aveva l’ “infinite guitar” aggiunta al contrario a causa del tempo limitato. Per contro “Avenue” coinvolge tutti nell’esibizione live. “The Game” ha preso il via da un pattern di percussioni donato da Peter Gabriel. “Tracery” ha nove battiti in un ciclo e undici in un altro ciclo. Michael commenta, “A Nusrat piaceva la sfida che ciò comportava. È un fantastico musicista. L’intera frase del ritornello si adatta perfettamente e suona davvero naturale. La tavolozza dalla quale deve scegliere è larga in maniera sconvolgente”.
Quando la linea melodica di un Qawwali, o canzone devozionale, viene ripetuto, esso trasmette il significato dei testi d’accompagnamento anche quando le parole non sono cantate. “Molte tracce erano molto più lunghe, quindi abbiamo accorciato cose, tagliato fuori frasi, spostato la voce, ripetuto sezioni e aggiunto sezioni al tutto”. È qui che è emerso l’unico problema.
“Abbiamo fatto qualche modifica che è risultata inaccettabile per Nusrat, perché avevamo tagliato una frase a metà – spesso c’erano effettivi testi che noi avevamo reso nonsense”, dice Michael, “Spesso anche se loro stavano semplicemente cantando Sa Re Ga noi abbiamo interferito con il significato della frase”. Un compromesso è stato raggiunto – i brani di testo importanti sono stati restaurati senza perdere la struttura musicale che Michael aveva sviluppato.
Così un punto di incontro è stato raggiunto tra est e ovest nel songwriting, nella performance, e nell’atteggiamento.


Questa è una delle uscite della Real World Records, un’etichetta che è stata costituita dalla Real World and WOMAD per registrare e promuovere un intero range di diversi artisti, sia tradizionali sia moderni, provenienti da tutto il mondo. Il puro entusiasmo per la world music ci ha spinti a creare WOMAD nel 1980 nella convinzione che ci fossero molti altri che avrebbero voluto condividere la nostra eccitazione di fronte a ciò che ascoltavamo. WOMAD sta ora lavorando in molti diversi paesi, presentando concerti, festival e programmi educativi.
La Real World sta sviluppando nuovi modi per gli artisti di ogni sorta per lavorare con i tecnologi. Qualunque sia la musica, qualunque sia la tecnologia, i grandi dischi derivano da grandi performance. I nostri studi sono stati pensati per l’artista, per mettere a disposizione un posto per un grande lavoro intorno al quale speriamo di costruire l’etichetta.
Spero che otteniate tanto piacere da questi dischi quanto ne abbiamo avuto noi nel farli”.
PETER GABRIEL


Nusrat Fateh Ali Khan is today acknowledged as the greatest living master of “Qawwali” – the devotional music of the Sufis. Having popularised this beautiful and inspirational music beyond Muslim peoples to a worldwide audience he explores now, for the first time, a whole new musical territory.
In their Qawwali performances, Nusrat Fateh Ali Khan and Party already modify their style to suit the audience. The Asian younger generation never used to bother with Qawwali – it bored them and was too slow. They wanted faster beats. “I made my own style”, says Nusrat, “We explore Qawwali with the times”.
Nusrat was happy to experiment on this album – he is always striving for new ideas, just as he is always listening to new styles of music. This doesn’t mean he’ll now stick entirely to modern techniques – traditional albums like Shahen-Shan (RW3) and those recorded in Pakistan will continue to be made.
The opening song, “Musst Musst”, draws upon various devotional lyrics about a peculiar Sufi saint, upon which Nusrat has then improvised. While “Tery Bina” is a romantic song, based upon the Qawwali style, in which a lover claims: “I cannot live peacefully without you for even a moment, I miss you terribly when you are away”.
These are the only two songs with actual lyrics; the rest are classical vocal exercises in which the words have no meaning but are used for the quality of their sound. These notations are selected to fit particular ragas. The generic term for them is Tarana, of which there are different kinds.
“Music is an international language”, says Nusrat, pointing out that words are unnecessary to appreciate his music.
Producer Michael Brook emphasises that they had no real communication difficulties. “You have language problems, but in fact you need a very simple vocabulary to talk about music if you’re playing it”. He was surprised by “the mutual enthusiasm of Nusrat and all the musicians. Everyone was excited – there really was a collaboration and that’s all we could have hoped for ...”
Instruments from different continents were used, like the big Brazilian drum – the surdu, and the Senegalese djembe, alongside Indian tabla and harmonium, plus bass, keyboards and Michael’s invention, the “infinite guitar”. The project also mixed musicians from different cultures. Michael is Canadian, Nusrat, Farrukh and Dildar are from Pakistan, Robert Ahwai is culturally West Indian, Darryl Johnson is from New Orleans, James Pinker from New Zealand. As Michael points out, “Although it wasn’t painless – it worked”.
“I’d really hoped we could show a more delicate side of Nusrat’s singing. I love all the fireworks and the heavy metal solos that he does, but I thought it would be nice to bring out a slower, more introspective component”.
Different tracks came about in different ways. “Fault Lines” was changed a lot after it was recorded, with the basic pattern becoming a small part of the track. “Sea of Vapours”, like other tracks, had the “infinite guitar” added backwards because of time constraints. By contrast “Avenue” has everyone playing live. “The Game” started from a drum pattern donated by Peter Gabriel. “Tracery” has nine beats in one cycle and eleven in another cycle. Michael comments, “Nusrat liked the challenge of that. He is an amazing musician. The whole chorus line fits perfectly and feels very natural. The palette he has to choose from is mind-bogglingly large”.
When the melodic phrase of a Qawwali, or devotional song, is repeated, it conveys the meaning of the accompanying lyrics even when the words are not sung. “A lot of the tracks were much longer so we shortened things, cut phrases out, moved the voice around, repeated sections and joined sections together”. This is where the only problem arose.
“We made some edits that were not acceptable to Nusrat, because we’d cut a phrase in half – sometimes there were actual lyrics that we made nonsense of”, says Michael, “Sometimes even though they were just singing Sa Re Ga we had interfered with the meaning of the phrase”. A compromise was achieved – important lyrical phrases were restored without losing the musical structure Michael had developed.
So a halfway point was reached between east and west in songwriting, in performance, and in attitude.

This is one of the releases on Real World Records, a label which has been set up by Real World and WOMAD to record and promote a whole range of different artists, both traditional and modern, from all around the world.
Pure enthusiasm for world music led us to create WOMAD in 1980 in the belief that there were many others who would share our excitement with what we were hearing. WOMAD is now working in many different countries, presenting concerts, festivals, and educational programmes.
Real World is developing new ways for artists of all sorts to work together with technologists. Whatever the music, whatever the technology, great records come from great performances. Our studios have been designed for the artist, to provide a place for great work around which we hope to build the label.
I hope you get as much enjoyment from these records as we have had in making them”.
PETER GABRIEL

Neutral Milk Hotel - In the Aeroplane Over the Sea TRADUZIONE


Traduzione di P. G. Boccacci

Che bel volto
ho trovato in questo posto
che gira intorno al sole!
Che bel sogno
che potrebbe lampeggiare sullo schermo
in un batter d'occhio e provenire da me,
tenero e dolce!
Lascia che lo tenga vicino, qui con me!

E un giorno moriremo
e le nostre ceneri voleranno dall'aeroplano sorvolante il mare,
ma visto che siamo giovani
stiamo un po' sdraiati al sole,
e contiamo ogni cosa bella che riusciamo a vedere!
Amo stare
tra le braccia di tutti quelli che sono qui con me.

Che vita curiosa abbiamo trovato qui stanotte!
C'è musica che risuona dalla strada,
ci sono luci tra le nuvole,
il fantasma di Anna intorno:
sento la sua voce che gira e chiama attraverso di me.
Com'è tenero e dolce
che le note si pieghino e si spingano fino a sopra gli alberi!

Ora come ti ricordo,
come vorrei spingere le mie dita
nella tua bocca per far muovere quei muscoli
che rendevano la tua voce armoniosa e dolce!
Ma ora limitiamoci a quello che sappiamo,
tutti i segreti dormono vestiti per l'inverno
con chi ti amò tanto tempo fa:
ora lui non sa nemmeno come ti chiami.

Che bel viso
ho trovato in questo posto
che gira intorno al sole!
E quando ci vedremo su una nuvola,
riderò forte,
riderò forte con tutti quelli che vedrò.
Non posso credere a quanto sia strano essere nessuno!

Jeff Mangum, mente creativa dei Neutral Milk Hotel

giovedì 27 settembre 2018

Meredith Monk - Education of the Girlchild: The Tale TRADUZIONE

Traduzione di P. G. Boccacci

Ho ancora le mie mani

Ho ancora la mia mente
Ho ancora i miei soldi
Ho ancora il mio telefono ... pronto, pronto, prontooooo?

Ho ancora i miei ricordi

Ho ancora il mio anello d'oro, bellissimo, lo amo, lo amo!
Ho ancora la mie allergie
Ho ancora la mia filosofia





PJ Harvey - Oh My Lover TRADUZIONE

Traduzione di P. G. Boccacci

Oh, amante mio

Non sai che è tutto apposto?
Puoi amarla
E amare me allo stesso tempo
C'è tanto da imparare
So che non hai il tempo ma
Oh, amante mio
Non sai che è tutto apposto?

Oh, dolcezza mia

Oh, le mie dolci cosce
Dammi i tuoi guai
Li conserverò con i miei
Portali a tuo piacimento
Porta qualsiasi cosa tu riesca a trovare ma
Oh, dolcezza mia
Non sai che è tutto apposto?

E' tutto apposto

E' tutto apposto
Non c'è tempo
Quindi è tutto apposto

Cos'è quel colore

Che si forma intorno ai tuoi occhi?
Balla, amante mio
Dimmi che è tutto apposto
Solo un altro
Prima che te ne vada, che te ne vada
Oh, amante mio
Perché non dici il mio nome  e basta?

E va tutto bene

Di' che è tutto apposto
Non c'è tempo





domenica 16 settembre 2018

Robert Wyatt - Alifib TRADUZIONE

Premetto che non è un testo "da tradurre", ma "da ascoltare". Wyatt ha dato forma alle liriche tramite fonemi sconnessi, che hanno un valore soprattutto fonetico, di suono. Ritenete questa mia traduzione un tentativo di approssimazione, di movimento "verso", non di approdo. Tra comprensibile e interpretabile, fino all'imperscrutabile.

Traduzione di P. G. Boccacci


No pidocchio non

Pidocchio no non
Pidocchio pidocchio, pazzo bololey (?)
Alife, la mia dispensa
Alife, la mia dispensa

Non posso abbandonarti

O squittire per te
Alife, la mia dispensa
Alife, la mia dispensa
Confiscarti
O farti tardare
Alife, la mia dispensa
Alife, la mia dispensa

Non pidocchio non

Pidocchio no non
Pidocchio pidocchio, pazzo bololey

Gruppo massiccio, talpa d'acqua

Lieve tonfo infernale e buco per le dita
Non un "cos'è", il cartellino, guarda
Per jangle e bojangle (?)
Inciampa inciampa pigola acinoso acinoso pigola pigola landerim (?)
Alife, la mia dispensa
Alife, la mia dispensa





sabato 8 settembre 2018

Somiglianza tra "There Won't Be Many Coming Home" (Roy Orbison) e "You Can't Always Get What You Want" (The Rolling Stones)

     Sbaglio, o "There Won't Be Many Coming Home" - di Roy Orbison -, usata nei titoli di coda di "The Hateful Eight" (regia di Quentin Tarantino), assomiglia da morire a "You Can't Always Get What You Want" degli Stones?
     Se leggete semplicemente i due titoli, godono addirittura di una certa assonanza, e metricamente sono molto simili (non a caso il ritornello è quello, in tutti e due casi, nel senso che la frase del titolo viene cantata, e ripetuta, stessa melodia, tranne che nel pezzo degli Stones c'è una variazione di fine ritornello, quando Mick Jagger canta "But if you try some time, ecc ...", con il pianoforte che si fa protagonista.
     L'anno di "There Won't Be Many Coming Home"? 1966. Tre anni dopo le Pietre Rotolanti avrebbero pubblicato "Let It Bleed", che si chiude, in bellezza, con "You Can't Always Get What You Want".
     A questo punto, due sono le possibili spiegazioni per questa somiglianza, o meglio, sono le due supposizioni che ho potuto tirar fuori:
1) a livello inconscio, gli Stones - o solo uno di loro, o chi per loro - hanno preso ispirazione dal pezzo di Orbison, avendocelo in testa come reminiscenza;
2) a livello conscio, gli Stones hanno preso il pezzo di Orbison, sono partiti dal presupposto folk/country della strofa-ritornello, e vi hanno aggiunto, insieme al proprio stile di rock e blues contaminati, una forte atmosfera gospel, enfatizzando il botta e risposta strofa-ritornello.
     Che si siano ispirati a livello inconscio o conscio, non si può far loro una colpa, anzi, è pienamente in linea con la musica che facevano (blues rock, tra tradizione e rinnovamento):
se l'hanno fatto a livello inconscio, sono stati degli assoluti creativi;
se l'hanno fatto a livello conscio, allora hanno saputo assemblare con maestria, tipica dei grandi, un pezzo-bomba, sempre in maniera creativa, ma forse meno spontanea.